I valori aziendali e il valore delle persone in azienda
Dal dizionario Garzanti, Valore – 1) caratteristica di un bene per cui esso è scambiabile con una certa quantità di altri beni; 2) in senso concreto, tutto ciò che ha un valore definito e può essere oggetto di negoziazione; 3) l’insieme delle caratteristiche e delle qualità che danno pregio ad una persona, una cosa, una situazione, a una condizione, e che le rendono apprezzabili; …
Ci piace pensare e lavorare, quando parliamo di valore di una persona e di valori di un’azienda, sulla definizione 3, cioè ciò che dà pregio e rende apprezzabile qualcuno o qualcosa. Su questo si impegna chi si occupa di Risorse Umane, di formazione e di sviluppo, sull’accrescimento delle caratteristiche positive (in termini di competenze, di comportamenti orientati al ben-essere, alla creazione di un clima costruttivo,…). Su questo aspetto le aziende nel loro complesso si impegnano per costruire Carte dei Valori condivise verso l’interno e significative verso l’esterno.
Ma, nella costruzione delle relazioni aziendali, nel concreto non rischiamo a volte di orientarci troppo sulle definizioni 1 e 2? In quali occasioni il rischio è più forte? È possibile davvero all’interno dei contesti organizzativi impegnarsi per aumentare il “valore” di ciò che c’è all’interno senza considerare poi questo valore oggetto di negoziazione?
Il mercante di Venezia – William Shakespeare
Atto I, Scena III
Shylock: Tremila ducati, è una bella cifra tonda. Tre mesi su dodici; vediamo allora l’interesse.
Antonio: Allora, Shylock, vi dovremmo essere obbligati?
Shylock: Signor Antonio, più e più volte a Rialto voi mi avete insultato per le mie somme di denaro e i miei interessi; ho sempre sopportato con una paziente scrollata di spalle, perché la sopportazione è l’insegna di tutta la nostra tribù. Mi chiamate miscredente, cane assassino, sputate sulla mia gabbana d’ebreo, e tutto per l’uso che io faccio di quello che è mio. Ebbene, ora sembra che abbiate bisogno del mio aiuto. Ma bravo! Venite da me e mi dite, “Shylock, vogliamo del denaro”, così mi dite, voi che mi avete scatarrato sulla barba e preso a calci come si scaccia dalla soglia un cane randagio, voi mi chiedete del denaro! Cosa dovrei dire a voi? Non dovrei dire, “Ha denaro un cane? È possibile che un bastardo presti tremila ducati?”, oppure dovrò prosternarmi e con il tono di uno schiavo, col fiato sospeso, e in un umile sussurro, dirvi così: “Buon signore, mi avete sputato addosso mercoledì scorso, scacciato a pedate il tal giorno, un’altra volta m’avete chiamato cane, e per queste cortesie io vi presterò tutto questo denaro”?
Antonio: È probabile che ti chiami così ancora, che ti sputi addosso ancora, e anche che ti scacci a pedate. Se vuoi prestare questo denaro, non prestarlo come ad amici, perché quando mai l’amicizia ha preteso da un amico quel che può generare lo sterile metallo? Ma prestalo piuttosto al tuo nemico; così, se mancherà all’impegno, potrai con miglior viso esigere la penale.
Shylock: Ma guarda che tempesta fate! Io vorrei essere vostro amico, avere il vostro affetto, dimenticare le offese di cui mi avete sporcato, venire incontro ai vostri attuali bisogni, senza pretendere un soldo di interessi per i miei denari, e voi non state ad ascoltarmi. Ciò che offro è generoso.
Bassanio: Potrebbe essere generosità.
Shylock: Questa generosità ve la dimostrerò. Venite con me da un notaio, firmatemi una semplice obbligazione, e, tanto per scherzo, se non mi pagate il tal giorno nel tal luogo, la somma o le somme specificate nel contratto, la penale sia indicata in una libbra esatta della vostra carne chiara, da tagliare e prendere in quella parte del vostro corpo che piacerà a me.
Antonio: Mi sta bene, in fede, firmerò tale obbligazione e dirò che c’è molta generosità in questo ebreo.
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