Il potere del gruppo: opportunità e rischi
Da sempre il gruppo viene considerato una grande opportunità nelle aziende: gruppi di lavoro per nuovi progetti, per il miglioramento continuo o nella gestione ordinaria nascono di continuo. Dove c’è necessità di integrare competenze diverse, dove si ritiene necessario agire sul morale dei lavoratori, quando è utile favorire una cultura più aperta,… l’avvio di uno o più gruppi si dimostra la strada più seguita. E a ragione. Il gruppo riesce a sprigionare un’energia potentissima, in molti casi superiore all’energia che si otterrebbe sommando le potenzialità dei singoli individui che lo costituiscono: maggiore forza intellettiva, creativa, di analisi e di problem solving. È un’energia pulita perché è vero che richiede un investimento iniziale (perché un gruppo possa essere ritenuto tale è necessario che si verifichino tre condizioni: che esista un obiettivo comune, che ci sia “interdipendenza” tra i ruoli, cioè che l’obiettivo non possa essere raggiunto se non con il contributo di tutti e che le persone provino un senso di appartenenza, quindi l’impegno in fase di avvio è notevole, sia per chi il gruppo lo crea sia per chi ne deve far parte) sia in termini di tempo che di gestione ma, quando tutti i requisiti sono presenti, il gruppo è in grado di muoversi in autonomia, prendere decisioni e raggiungere risultati.
Direi che possiamo considerare il gruppo come una centrale nucleare.
Come una centrale nucleare porta però con sé alcuni rischi legati alla “direzione” che tutta quest’energia può prendere.
Se il gruppo è motivato, ha chiaro l’obiettivo per il quale esiste, ottiene feedback costruttivi (sia positivi che negativi), viene rinforzato per i successi ottenuti, l’efficacia della sua azione sarà massima. Anche nei momenti di maggiore difficoltà riuscirà a trovare la forza per ripartire e riattivarsi. Se invece un gruppo, ormai coeso e strutturato, viene “abbandonato” da chi l’ha creato (sia esso una persona, come ad esempio un Responsabile, o un’entità dell’organizzazione), lasciato all’oscuro di obiettivi e finalità, senza feedback, allora questo tenderà ad utilizzare la sua forza in modo “pericoloso”: il rischio non è tanto la demotivazione individuale quanto il malessere che nel gruppo tende a diventare esponenziale (anche in negativo, la forza del gruppo è molto superiore a quella della somma dei singoli membri). Possiamo trovarci quindi di fronte a situazioni nelle quali gli obiettivi iniziali vengono stravolti dal gruppo in modo quasi anarchico, oppure ad una gestione dei rapporti con altri attori (interni o spesso esterni all’azienda) senza senso istituzionale o ancora a fenomeni di auto-isolamento dal resto del contesto aziendale.
Come tutto ciò che è potente, anche il gruppo va aiutato affinché riesca a sfruttare al meglio la propria forza. Come? Obiettivi chiari, feedback costanti e integrazione trasversale.
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