Ti ricordi di Taylor? E di Henry Ford?
All’inizio del secolo scorso che a noi sembra ormai così lontano, Taylor studiò in dettaglio l’organizzazione per arrivare a definire il principio della “one best way”.
Il suo approccio si basava sull’assunto che esiste un modo ottimale di compiere qualsiasi fase del ciclo produttivo. Di conseguenza il suo modello prevedeva un’attenta analisi e sperimentazione per individuare i movimenti più precisi e corretti, eliminando quelli inutili, per portare a termine ogni micro-fase. Riteneva inoltre che per arrivare alla massima ottimizzazione, anche gli strumenti utilizzati dovessero essere adeguati: forniva quindi agli operai i migliori utensili. Tutto ciò consentiva a chi gestiva l’azienda di velocizzare il processo di formazione degli operai, di renderli facilmente sostituibili e di migliorare i risultati di produzione.
Nel 1931 Henry Ford portò questo modello all’interno dei suoi stabilimenti predisponendo il lavoro a catena dove il modello di Taylor trovava un’ulteriore evoluzione grazie all’utilizzo di macchinari che scandivano in automatico i tempi di lavorazione.
Negli anni a seguire questi approcci furono severamente criticati e “sostituiti” da proposte che tenevano maggiormente in considerazione il fattore umano, soprattutto perché “pare” che l’approccio taylorista e fordista alimentassero alcuni problemi di alienazione del personale.
Eppure, da qualche tempo, ho come il sentore che alcuni principi tayloristici siano tornati, anche se magari hanno cambiato nome.
Provo a riscrivere il trafiletto sulla teoria di Taylor sostituendo qualche vocabolo:
“Il suo approccio si basava sull’assunto che esiste un modo ottimale di gestire un processo. Di conseguenza il suo modello prevedeva un’attenta analisi e sperimentazione per individuare le attività più precise e corrette, eliminando quelle inutili, per portare a termine ogni micro-fase. Riteneva inoltre che per arrivare alla massima ottimizzazione, anche gli strumenti utilizzati dovessero essere adeguati: forniva quindi agli operai le migliori tecnologie. Tutto ciò consentiva a chi gestiva l’azienda di velocizzare il processo di formazione dei dipendenti, di renderli facilmente sostituibili e di migliorare i risultati aziendali.”
… forse è solo un’impressione
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